Un saggio che svela forme nuove di un rituale antico: dal terrorismo jihadista all'economia finanziaria
«Ma quale sacrificio? E sacrificio di cosa? Che vuol dire sacrificare? A rispondere a queste domande decisive, con l'intensità di un'intelligenza libera da pregiudizi di scuola, è Massimo Recalcati» – La Repubblica
«Sacrificare le nostre aspirazioni, privarci della nostra libertà, fare a meno di cose a cui teniamo è un clamoroso autogoal e anche uno sgarbo nei confronti degli altri. Il filosofo Massimo Recalcati spiega perché, recuperando tra l'altro un messaggio cristiano: onorare i doni ricevuti, i talenti, e anche un dovere: realizzare i propri desideri.» - Antonella Fiori, Natural Style
«Recalcati offre un apporto particolarmente significativo all'inesausto dibattito sul sacrificio.» - TTL - La Stampa
"L'esistenza non è da sacrificare, e non la si può sacrificare. La si può soltanto distruggere o condividere."
La passione per il sacrificio è solo umana. Gli uomini non si sono limitati a sacrificare sull’altare animali offerti ai loro Dei ma hanno sacrificato su quell’altare anche la loro vita. È il caso dell’uomo ipermorale che sacrifica il suo desiderio, o del martire del terrorismo che si immola per una Causa. Un fantasma fondamentale ha attraversato l’Occidente: vivere nel sacrificio per ottenere un rimborso illimitato (da Dio, dalla propria famiglia, dall’Altro). In psicoanalisi questa è la Legge paradossale del Super-io: il sacrificio non è una semplice rinuncia al soddisfacimento ma una forma masochistica del soddisfacimento. È un fantasma che proviene da una interpretazione solo colpevolizzante del cristianesimo. La psicoanalisi, insieme alla parola più profonda di Gesù, si impegna invece a liberare la vita dal peso del sacrificio. Il che comporta un diverso pensiero della Legge: l’uomo non è schiavo della Legge perché la Legge – come sostiene la lezione cristiana – è fatta per l’uomo e non l’uomo per la Legge.
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