sabato 11 novembre 2023

Beta cariofillene. Intervento di Leonardo Elia

Questo sostanza , presente in moltissime piante, Cannabis su tutte, ma in buona quantità nei chiodi di garofano, pepe nero, rosmarino , lavanda etc, è un classico esempio come la medicina complementare, può integrare quella “ufficiale” concorrendo ad una riduzione dei dosaggi e quindi degli effetti collaterali.

Chimicamente è un terpene, sostanza volatile, che interagisce, con il sistema endocannabinoide,  che prende il nome dalla Cannabis , specie vegetale  elettivamente antinfiammatoria.

Esso si basa su due recettori il CB1,presente nel sistema nervoso centrale, e il CB2  nel sistema nervoso periferico.

Il BCF agisce sul secondo, inibendo le citochine proinfiammatorie , IL1 , IL6  e altr come il TNF, promuovendo le citochine antinfiammatorie come IL8.

Ricordate la “ tempesta” di citochine prodotta dall’infezione Sars cov2? Erano le prime , le proinfiammtorie.

Riesce a passare la barriera emato-encefalica, quindi entrare nel cervello, riconoscere il recettore degli oppioidi, e favorire il rilascio di beta-endorfine, con  attività antidolorifica.

Nessuna attività psicotropa.

L’uomo non ha scoperto nulla , ha solo osservato.

Agisce anche su infiammazioni intestinali ed epatiche.

Ma la sua attività ,per me più significativa, è sul dolore cronico, che vede un diffuso uso  di oppioidi.

I cui noti effetti avversi possono essere mitigati dal beta-cariofillene.

Altra cosa importantissima è che possono essere assunti da chi è in terapia con anticoagulanti, con l’unica accortezza di distanziarne l’assunzione.

Comunque affidatevi sempre a professionisti della salute, autorevoli.

Alla prossima!

 


 

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